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Circoli PD: centralità e centralizzazione

Stonehenge
Stonehenge

Colgo l’occasione di questi periodi di confronti e di congressi per cercare di riassumere le idee che mi sono fatto e di cui parlo da ormai 15 anni relative alla digitalizzazione e messa in rete dei Circoli del PD (e prima dei DS), idee che sono contento di vedere siano state riprese e digerite, nella teoria, da varie parti.

Sotto un attento coordinamento, la digitalizzazione e la comunicazione digitale devono in primis passare dai circoli, favorendo la nascita di “user generated content” che abbiano un target interno e/o pubblico.

Per quanto riguarda il target interno, i circoli dovrebbero poter usufruire di un libero scambio di contenuti e di documenti con gli altri, a prescindere dall’unione comunale o di quartiere di riferimento e per questo dovrebbero essere messi digitalmente in rete per poter comunicare tra loro, possibilmente con soluzioni cloud (l’ottimale sarebbe anche Open Source ma sarebbe da valutare l’adesione a Microsoft Office365 no profit o a Google Apps no profit) per scambiare file, calendari e buone pratiche tra tutti i circoli e le unioni della Federazione.

Dal punto di vista esterno poiché le risorse umane per la gestione della comunicazione di iniziative e documenti non sono elevate, occorre centralizzare la presenza dei circoli sul web con una aggregazione nel sito PDBologna (qui andrebbe recuperato anche il dominio pdbologna.it oltre a quelli .org e .com magari aprendo una procedura al Registro NIC dopo il 20 settembre) all’interno del quale dare una utenza a ogni singolo Circolo e Unione per poi creare un circolo virtuoso tra contenuti proprietari e contenuti diffusi tramite social media (Facebook, Youtube, Instagram e Twitter in primis) con procedure semiautomatizzate ed eliminando di fatto i fatiscenti singoli siti e domini di circoli e unioni, con annessa una riduzione di spese e una mappatura di attivisti volontari.

La creazione e gestione centralizzata di chat e messaggistica (Whatsapp, Telegram e Snapchat ad esempio) può essere utilizzata per abbattere i tempi di comunicazione al posto di siti aziendali che richiedono onerosità di tempo già scarso.

In chiave di talent scouting e valorizzazione delle risorse, soprattutto con competenze verticali specifiche, vorrei sottolineare l’importanza che avrebbe la profilatura di iscritti ed elettori richiedendo email, profilo Facebook, cellulare e una lista di preferenze sulle attività in cui poterli coinvolgere all’interno del PD.

Tutti i circoli dovrebbero, anche per favorire l’apertura a soggetti esterni, in ottica simile a WifiItalia e WifiEmiliaRomagna offrire un accesso WiFi a internet gratuito e aperto, pratica consentita dalla Legge da alcuni anni.

Per quanto infine riguarda l’aspetto finanziario e della sostenibilità, propongo di valutare l’adozione di campagne pubblicitarie e ADV con banner su sito e pagine social del PD di Bologna, il tutto ovviamente con etica e professionalità.

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Social-media e social-democrazia: due facce della stessa medaglia

Skynet 2.0 La debolezza degli organi intermedi presente ovunque, quindi anche sul web e in tutto il mondo, si vede anche all’interno dei social media: profili e pagine personali dei vari singoli esponenti hanno risultati e numeri superiori in tutto e per tutto rispetto alle pagine istituzionali un po’ in tutto il panorama italiano.

L’individualismo in forte crescita, la marcata tendenza a porsi l’obiettivo di moralizzare la propria platea, rassicurante difesa delle tradizioni e dosi più o meno elevate di autoreferenzialità, rendono infatti il campo cruciale di battaglia elettorale e politica che i social media oggi rappresentano, Facebook in primis, naturalmente favorevole alla concezione politica italiana di destra.

Di fronte a questo schiacciante e innegabile vantaggio intrinseco come veicolo culturale della politica di destra, per non ammettere l’evidenza molti cittadini si dichiarano né di destra né di sinistra, oppure dichiarano che entrambe sono superate.

In tale senso, per contrastare e avviare una controtendenza di politica a sinistra, occorre impegnarsi e darsi regole comuni sia per gli esponenti che per i circoli del Partito Democratico, veicolando insieme al proprio brand personale il brand di Partito e le relative etichette (#hashtag) di volta in volta propagandabili senza comunque un abuso, visti sia i problemi di proliferazione che quelli relativi ai tempi di vita infinitesimali delle campagne e dei trend, insieme ai relativi costi.

In parallelo è fondamentale una continua formazione, possibilmente con risorse interne, a ogni livello e di ogni livello, dalla base alla dirigenza, dai circoli ai gruppi istituzionali, e un continuo relazionarsi soprattutto fisicamente, visto che è insensato cercare di fare gruppo in un ambito iper individualista dove le maschere indossate spesso non permettono di stabilire i minimi rapporti personali e di fiducia.

La capacità e l’impegno nel promuovere la formazione e gli eventi divulgativi ha sia l’obiettivo di rendere percepita da tutti l’immagine di ascolto e volontà di fare mashup tra organi direttivi, organizzazione e base, avviando una sorta di talent scouting verso target normalmente non considerati o comunque non considerati seriamente come strategici fino ad ora.

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E Gov e Partecipazione 2.0

Partecipazione Digitale in Partito Digitale

Piramide Louvre Avrei pensato di lasciare relegato un post come questo ad agosto 2007, quando mi sono iscritto a Facebook, ma evidentemente i film anni ’80 come “Ritorno al Futuro” sono evergreen e sempre meglio tardi che mai, soprattutto in periodi di congressi, specialmente a Bologna, e di elezioni.

Il Partito Democratico continua nel 2017 ad essere purtroppo ben lontano da quel 2.0 che negli ideali della filosofia partecipativa includeva un abbattimento più o meno ampio della piramide in ogni suo punto, compresa l’organizzazione.

Se vogliamo fare un esempio concreto, si potrebbe prendere la digitalizzazione non solo per l’aspetto squisitamente tecnico-strumentale, in quanto anche un motore di una Ferrari preso da solo e messo sopra un tavolo non ti porta da nessuna parte, ma per i vantaggi che sia nella pratica che nel potenziale può apportare per migliorare nella qualità e nella efficienza di Unioni, Circoli, Attivisti.

La digitalizzazione deve quindi essere lo strumento tramite cui una politica determinata al cambiamento e al progresso scardina le anacronistiche ed autoreferenziali procedure e le burocrazie precedentemente necessarie e oggi viste da tanti e troppi cittadini come una ostinata e odiata volontà a rallentare il corso di un fiume che non è più rallentabile.

La ricetta di copiare per tamponare oggi, in chiara proiezione prossima elettorale, il gap di anni su una comunicazione che a torto o a ragione è stata efficace per attrarre consensi da parte in primis del Movimento Cinque Stelle e che ha coinvolto anche la Lega, mi sembra in tutta onestà perdente, partendo anche dal presupposto che quelli che vengono chiamati “nuovi” media non sono più nuovi ma “correnti” nel 90% dell’Occidente.

Il PD deve essere coerente nel dare l’immagine di una testa che guida comunicazione e contenuti verso una destinazione ben definita, pena la mancanza di coerenza. Imho la comunicazione digitale del PD dovrebbe avere nel proprio DNA la volontà di unire e di includere, distinguendosi da chi si accontenta di parlare senza curarsi di ascoltare e fare rete.