La debolezza degli organi intermedi presente ovunque, quindi anche sul web e in tutto il mondo, si vede anche all’interno dei social media: profili e pagine personali dei vari singoli esponenti hanno risultati e numeri superiori in tutto e per tutto rispetto alle pagine istituzionali un po’ in tutto il panorama italiano.
L’individualismo in forte crescita, la marcata tendenza a porsi l’obiettivo di moralizzare la propria platea, rassicurante difesa delle tradizioni e dosi più o meno elevate di autoreferenzialità, rendono infatti il campo cruciale di battaglia elettorale e politica che i social media oggi rappresentano, Facebook in primis, naturalmente favorevole alla concezione politica italiana di destra.
Di fronte a questo schiacciante e innegabile vantaggio intrinseco come veicolo culturale della politica di destra, per non ammettere l’evidenza molti cittadini si dichiarano né di destra né di sinistra, oppure dichiarano che entrambe sono superate.
In tale senso, per contrastare e avviare una controtendenza di politica a sinistra, occorre impegnarsi e darsi regole comuni sia per gli esponenti che per i circoli del Partito Democratico, veicolando insieme al proprio brand personale il brand di Partito e le relative etichette (#hashtag) di volta in volta propagandabili senza comunque un abuso, visti sia i problemi di proliferazione che quelli relativi ai tempi di vita infinitesimali delle campagne e dei trend, insieme ai relativi costi.
In parallelo è fondamentale una continua formazione, possibilmente con risorse interne, a ogni livello e di ogni livello, dalla base alla dirigenza, dai circoli ai gruppi istituzionali, e un continuo relazionarsi soprattutto fisicamente, visto che è insensato cercare di fare gruppo in un ambito iper individualista dove le maschere indossate spesso non permettono di stabilire i minimi rapporti personali e di fiducia.
La capacità e l’impegno nel promuovere la formazione e gli eventi divulgativi ha sia l’obiettivo di rendere percepita da tutti l’immagine di ascolto e volontà di fare mashup tra organi direttivi, organizzazione e base, avviando una sorta di talent scouting verso target normalmente non considerati o comunque non considerati seriamente come strategici fino ad ora.